Era il 1993, allora ero grunge alternativo de sinistra, vestivo malissimo, abiti larghi, stracciati o pantaloni della US-Army comprati al mercato delle pezze di Resina a diecimila lire, e compravo decine di libri appena entravo in una libreria o trovavo una bancarella interessante.
Quell'anno Cuore, il foglio di satira diretto da Serra, quello con le pagine verdi fece la sua festa a Imola.
Era un momento di grande confusione politica, le certezze della guerra fredda, del pentapartito, del PCI all'opposizione, dei Radicali vicini alla sinistra, continuavano a sgretolarsi.
Berlusconi era sceso in campo o era lì lì per farlo.
Uno dei dibattiti serali della festa prevedeva proprio la discussione su dove stesse andando la sinistra e tra le persone chiamate a rispondere c'era Stefano Rodotà.
Con faccia tosta lo avvicinai prima che salisse sul palco, ero vestito veramente male con una maglia psichedelica comprata da un africano e un ridicolo cappello da pescatore, porgendogli una copia di "Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Universale Economica Feltrinelli" ... con prefazione di Stefano Rodotà.
"Me lo firma professore?"
Lui mi guardò e sorrise, "Ahhhhh Beccaria!", disse, poi sfogliò un po' il libro e infine scrisse:
"Ad Alfredo con l'augurio di una buona lettura (di Beccaria s'intende). Stefano Rodotà"