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“In realtà siete una specie di software, all'interno di un cluster formato da pianeti.”
“Ah si?”
“Ciascun pianeta è come se fosse un computer, ciascuna area del pianeta è come se fosse una scheda diversa, ciascuno di voi è un trasportatore di dati, ogni cosa che fate, ogni singolo gesto che ritenete legato alla vostra libertà di scelta è in realtà funzionale a una serie di processi.”
“Perché dici voi? Non sei anche tu un trasportatore di dati?”
“No, in realtà io faccio parte di quelli che hanno programmato il tuo pianeta, dal tuo punto di vista sarei una specie di creatore, ma più banalmente sono un ingegnere.”
“Hai fantasia ingegnere!”
“Dici?”
Ruth sorrise.
“I miei colleghi non sono dello stesso parere.”
“E quale sarebbe il nostro scopo?”
“Oh nulla in particolare, ci servite a fare dei calcoli.”
“Ah, e li facciamo bene?”
“Beh, ora abbastanza bene.”
“Come sarebbe a dire?”
“In realtà abbiamo già riprogrammato il pianeta tre volte. La prima è stata con i dinosauri, hanno funzionato anche per circa 160 milioni di anni. Ma poi abbiamo fatto passi da gigante nella miniaturizzazione, quindi abbiamo riprogrammato tutto.”
“Ha ha, il programma s’era fatto vecchio e voi, meteorite! Bum!”
“Beh non è andata esattamente in questo modo, ve la stiamo a raccontare così perché è una figata di ipotesi. In realtà abbiamo spento il software e rilanciato alcuni pezzi del cluster.”
“Wow, e poi?”
“Poi ci abbiamo provato con voi.”
“Quindi alla fine hanno ragione i creazionisti? Uh mamma!”, disse Ruth con fare canzonatorio.
“Beh non proprio, diciamo che noi abbiamo creato l'evoluzione, siamo partiti da piccoli organismi monocellulari che facevano semplici operazioni, poi con costanti upgrade al nuovo software siamo arrivati a voi. Ti dirò, una volta abbiamo anche fatto un reset.”
“Un reset?”
“Si vi abbiamo quasi estinto, hai presente tutte quelle storie di Atlantide, Babele, il diluvio universale ecc.. ecc.., ecco siamo stati noi, abbiamo cancellato circa quattro quinti dei trasportatori di dati e ricaricato i restanti a un livello molto più...diciamo primitivo ma non sarebbe proprio il termine adatto.”
Ruth continuò a ridere, poi chiese ancora, “E che ci fai qui stasera, ingegnere, a Malibù?”
“Sono qui per un intervento di manutenzione.”
“Ah, e sei venuto così? In jeans e camicia? Da un creatore mi aspetterei che arrivasse su un carro di fuoco, fendendo il cielo.”
“Oh qualche vecchio ingegnere in passato si divertiva a farlo. Ma una volta la situazione è sfuggita di mano.”
“Ah si?”
“Hai presente quella storia dell'arcangelo Gabriele che annuncia a Maria la nascita di Cristo.”
“Direi!”
“Ecco Cristo era una patch molto potente al software, e chi ha fatto il lavoro ha scelto un modo un po'...mmmm...teatrale.”
“A dir poco.”
“Si, ha esagerato, la cosa è un po' sfuggita di mano, abbiamo passato tutto il medioevo a ripatcharvi.”
“E l'ingegnere?”
“Boh, penso che ora faccia il tecnico in qualche pianeta ai confini di questa galassia.”
Ruth scoppiò ancora a ridere.
“Io ho sempre preferito un profilo basso.”
“Sei simpatico ingegnere, un creatore che sceglie un basso profilo.”
“Beh beviamo qualcosa, poi magari ti porto a fare un giro sulla mia astronave.”
“Hahahahaha certo, ma prima balliamo un po'! I creatori sanno ballare?”
“Mica solo i balli terrestri!”
“Andiamo...”
Nave spaziale Crono, sala ricreazione, l'ingegnere Hemot beve con fare stanco una tazza di gotto caldo, entra il collega Cyfer: "Uelà! Come è andata la missione sulla Terra?"
"Ah bene, l'accoppiamento delle fasi è riuscito, è stato anche un po' divertente."
"Sempre la stessa storia?"
"Ma si, senza stare a fare troppi giri, gli racconti la verità e la prendono per una storiella divertente che serve ad abbordarli."
"Boh, a me piglia il panico a lavorare così a fondo sul software, preferisco farmi vedere poco, fare quello che devo fare e andare via."
"Eh, bravi. Fate così, che poi quasi sempre devo venire io a correggere qualche refuso."
"Non esagerare, alla fine sempre di un sistema altamente entropico siamo parlando. Mi sa che fa un po' li sostituiamo pure."
"Già."