Ciwati tu mi piaci, con te mi ci farei un tango (cit.), e non lo dico per scherzo, lo dico perché alla fine ho deciso di spenderli i due euri l'8 dicembre; ho chiesto in giro e ascoltato diversi amici (prometto a chi mi ha consigliato di darli in beneficenza o di farmici una birra che ne spenderò altrettanti per onorare i loro inviti) e alla fine, Ciwati, io domenica ci vado in quel seggio delle primarie e ti voto, non dico turandomi il naso perché sarebbe offensivo delle persone con cui ho condiviso e condivido ancora belle esperienze, ma mi metto in stand-by per quei dieci minuti e mi scordo:
-- mi scordo la moltiplicazione delle tessere e le truppe cammellate
-- mi scordo gli indagati in tutte le regioni d'Italia escluse solo Valle d'Aosta e Trentino
-- mi scordo del superpensionato Amato e di chi la pensione non la vedrà mai
-- mi scordo di tutta quella tarantella con il Monte dei Paschi, del Cinzia-gate e dei 13 milioni distratti da quel pezzo di PD che si chiamava Margherita
-- mi scordo della trattativa stato-mafia
-- mi scordo dei tanti occhi chiusi sulla crisi dei rifiuti in campania
-- mi scordo delle primarie per il sindaco di Napoli
-- mi scordo del governo Letta-Alfano, della rielezione di Napolitano, dei giovani turchi e del ministro Quagliariello
-- mi scordo delle posizioni ondivaghe sugli F35
-- mi scordo di un partito dove troppi ormai non hanno più il senso del paese reale
Mi scordo di tutte queste cose perché ho voglia che si dica qualcosa di sinistra, e tu, Ciwati, seconde me la stai dicendo.
Mi scordo perché voglio capire in quanti siamo a credere che esista un'alternativa alla demagogia e al populismo, che quell'alternativa sia fatta di persone che ancora parlano la stessa lingua e credono negli stessi valori.
Vengo e ti voto perché è il momento di scegliere per bene le occasioni dove fare massa critica e, come andrà andrà, questa ha il sapore di essere una di quelle occasioni.
E allora facciamocelo questo tango, basta che non sia l'ultimo a Parigi.